La Gola del Furlo
La Gola del Furlo, incisa profondamente dal fiume Candigliano, possiede un patrimonio geologico, di flora e fauna e geomorfologico tra i più ricchi e interessanti della regione. Tale patrimonio è la ragione di paesaggi spettacolari, inseriti peraltro in un contesto di notevole significato storico-archeologico come la Via Flaminia romana che attraversa la gola
La geologia
La Gola del Furlo
incisione fluviale, fiume opportunista, vertigine
Le gole trasversali sono una caratteristica peculiare del paesaggio dell’Appennino umbro-marchigiano. Una di queste, la Gola del Furlo (Fig. 1), incisa profondamente dal fiume Candigliano attraverso i terreni giurassico-paleogenici della Successione Umbro-marchigiana glossario, possiede un patrimonio geologico (peculiarità strutturali e stratigrafiche e famose località fossilifere), biologico (particolari specie floristiche e faunistiche) e geomorfologico (la gola e le forme all’interno di essa) tra i più ricchi e interessanti della regione. Tale patrimonio è la ragione di paesaggi spettacolari, inseriti peraltro in un contesto di notevole significato storico-archeologico come la Via Flaminia romana che attraversa la gola. I Monti del Furlo, per questi motivi, sono stati elevati al rango di Riserva Naturale Statale al cui interno sono inseriti anche molti sentieri e itinerari consigliati per l'osservazione delle caratteristiche naturali più rilevanti.

Fig. 1 – Panoramica sui Monti del Furlo e sulla omonima gola
Numerose forme di erosione si osservano all’interno della gola, alcune di dimensioni spettacolari come le strapiombanti pareti originate dall’erosione del fiume sul Calcare Massiccio (Fig. 2), la formazione più antica del Lias inferiore, altre più piccole e nascoste ma non meno suggestive, come gli alveoli e le nicchie prodotti dall’azione congiunta del vento, dell’erosione chimica e del gelo/disgelo.

Fig. 2 – Pareti verticali di Calcare Massiccio

Fig. 3 – Grotta del Grano e valle sospesa
Sul lato nord orientale della gola, appena sopra la Via Flaminia, si apre un’ampia cavità: “la Grotta del Grano” denominata così a causa del rinvenimento di antiche scorte di frumento. Sopra di essa si distingue una piccola valle sospesa, incisa da un corso d’acqua a regime intermittente che si getta nella gola attraverso una serie di cascate (Fig. 3). Lungo la gola si osservano ovunque falde e coni di detrito caotico provenienti dallo smantellamento del margine superiore della gola (Fig. 4). Su di essi si imposta una folta vegetazione, tipica della macchia mediterranea, abitata da una grande varietà di specie animali. Sulle ripide pareti della gola trova rifugio l’aquila reale il cui nido, posto su una incavatura naturale, raggiunge i sei metri di diametro. Un po’ ovunque emergono pinnacoli e torri rocciose prodotti dall’erosione selettiva su vecchi muri di faglia (fig. 5).

Fig. 4 – Cono di detrito coperto dalla vegetazione

Fig. 5 – Pinnacolo
La genesi delle gole è ancora dibattuta e controversa. In alcuni casi, come nei monti del Furlo, le gole si formano addirittura in corrispondenza di una culminazione assiale glossario della struttura anticlinalica glossario. Tutto ciò si pone come elemento di indubbio interesse e significato nella disputa sull’origine delle gole che attraversano le strutture a pieghe dell’Appennino umbro-marchigiano. Alcune ipotesi invocano meccanismi di antecedenza (il corso d’acqua non modifica il suo tracciato nonostante il sollevamento della dorsale), sovrimposizione (il corso d’acqua, in seguito all’approfondimento del proprio alveo, incide una struttura geologica diversa da quella sulla quale scorreva precedentemente) e cattura (il corso d’acqua, in seguito a erosione regressiva, “cattura” l’alveo di un fiume adiacente). Quest’ultima ipotesi è quella più accreditata e supportata da dati scientifici, per la morfogenesi della gola del Furlo (Mayer et al., 2003). Sul Monte Paganuccio, parallelamente alla gola, si sviluppa il bacino idrografico del torrente “Buzzo”, un piccolo corso d’acqua a regime occasionale, tributario di destra del Fiume Candigliano. Questa stretta vallecola può essere considerata come lo stadio primitivo della adiacente gola “madre”. Il progredire dell’incisione verticale e dell’estensione verso monte della testata della vallecola avrebbe condotto all’intercettazione dei corsi d’acqua che scorrono al di là della dorsale operando il taglio completo della gola.
Oltre a questo meccanismo, la morfologia della gola è legata alla presenza di faglie e fratture trasversali che hanno guidato in maniera fondamentale il percorso del fiume. Un corso d’acqua che sceglie quindi il suo corso in maniera opportunista ed è solo in parte “artefice” della morfologia della gola.